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Sono 21 le amministrazioni comunali abruzzesi riunitesi, idealmente, per lanciare un grido d’allarme per il mondo del turismo e della ristorazione, soggiogato dall’ennesimo valzer di restrizioni. In una nota si legge: “È fortissimo il grido d’allarme che arriva da un nutrito gruppo di sindaci e amministratori comunali, di maggioranza e di opposizione, sulla crisi senza fine che investe il settore nevralgico del turismo e della ristorazione. Pur comprendendo le ragioni dei divieti finora assunti, la recente abolizione della zona gialla fino al 30 aprile è giudicata una decisione incomprensibile e fortemente penalizzante per le attività che come e forse più di altre stanno pagando dazio a questo disagio irreversibile, una crisi acclaratamente economica accanto a quella sanitaria”. È questo il senso di un Ordine del Giorno che gli stessi hanno preparato, all’indomani della nuova decisione dello scorso 31 marzo sull’abolizione della zona gialla, e che si intende sottoporre all’approvazione dei rispettivi consigli comunali: “Al Sindaco / Presidente Del Consiglio Comunale – ricordando l’istituzione dal 3 novembre 2020 di un sistema differenziato di restrizioni tra le Regioni articolato in tre fasce di rischio, diversamente colorate – si torna a precisare che nella zona gialla, dove erano circoscritti territori a rischio basso, venivano consentite svariate attività in presenza, e in special modo attività di ristorazione e somministrazione fino alle ore 18, pur nel rispetto del distanziamento e delle attività di autocontrollo che tutte le attività hanno comunque implementato nella scorsa estate e prima della seconda e terza ondata.
I firmatari ricordano altresì che con DPCM del 14 gennaio 2021 fu addirittura introdotta una ulteriore fascia di rischio molto basso, fascia denominata “bianca”, dove le restrizioni erano limitate a quelle dell’estate 2020. Ma gli stessi non possono fare a meno di biasimare quanto previsto dal D.L. del 31 marzo art. 1 comma 2, dove è stato stabilito che “dal 7 aprile al 30 aprile 2021 vengono quindi abolite ex lege (per tutto il mese di aprile) le fasce galle” con conseguente permanente chiusura di tutti i servizi alla ristorazione. Al danno della chiusura, la beffa del c.d. decreto sostegni, con il quale non si riconosce la dignità di vero sostegno a questa categoria, in quanto i ristori previsti sono totalmente inadeguati (ad esempio una attività che ha perso il 60% del suo fatturato di 100.000 € otterrà € 3.000 una solva volta, o ancora ad ulteriore esempio una attività che fatturava 1 milione di € con una perdita di 500.000 € otterrà circa 15/16.000 €). Dopo oltre un anno una categoria che assicura il 15% del PIL NAZIONALE, ed è economicamente rilevante anche a livello regionale, assiste ad una nuova modifica dei criteri per contenere il contagio da parte del Governo, che getta confusione e incertezza nei settori economici che vorrebbero invece programmare le riaperture. Non è possibile non commentare il divieto di spostarsi per vacanza in Italia e il permesso invece di fare la medesima attività scegliendo una meta estera, oppure l’imposizione di investimenti per la messa a norma dei protocolli, le sanificazioni e il distanziamento che come effetto hanno comunque la riduzione di presenze e coperti, ed altre misure. 
Considerato che in regione ABRUZZO nelle ultime settimane si è assistito ad un sostanziale calo dei contagi, ma anche dei ricoveri in terapia intensiva, dati che restituiscono un valore RT tra i più bassi da un anno a questa parte e in Italia, ESPRIMENDO GRANDE SOLIDARIETÀ alla categoria di ristoranti, bar, alberghi e attività affini di somministrazione alimenti e bevande e si chiede al Governo di rivedere quanto recentemente normato in tema di abolizione delle “fasce gialle”.